Cos’è l’etichetta Nutri Score (e perchè non piace agli italiani)

Cos’è l’etichetta Nutri Score (e perchè non piace agli italiani)

19 Maggio 2021 4 Di Ilaria

Viviamo in un periodo in cui l’attenzione verso nuovi temi ambientali e alimentari si sta espandendo a macchia d’olio anche tra le fasce di popolazione tradizionalmente meno attente e meno sensibili a questo genere di argomenti. Sembrano dunque finiti, in linea generale, i tempi dello sfruttamento intensivo dei terreni, dell’acquisto compulsivo di grandi quantità di prodotti a prezzi stracciati a scapito della qualità, del mangiare in abbondanza spendendo poco. Oggi si preferisce acquistare prodotti qualitativamente validi, frutto di processi agricoli attenti ed oculati nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente, facendo altresì attenzione al corretto bilanciamento dei macronutrienti nell’arco della dieta settimanale. Ed è proprio in questo scenario che è venuta alla luce la controversa etichetta Nutri Score. Perché controversa? E di che si tratta? Scopriamolo assieme.

Che cos’è l’etichetta Nutri Score

L’etichetta Nutri Score è una sorta di “semaforo” colorato già presente sulle etichette di alcuni prodotti alimentari in commercio in Francia ed in Germania, avente l’obiettivo di aiutare il consumatore a mangiare responsabilmente, bilanciando opportunamente o meglio limitando l’abuso di grassi, zuccheri, sale e l’eccesso di calorie. In poche parole, un prodotto molto grasso, salato, zuccherato (su una base matematica di 100 grammi) avrà il bollino rosso, uno particolarmente magro avrà invece evidenziata la fascia di colore verde. Nulla di strano, fino a questo punto. Anzi, a dirla tutta sembra una proposta assolutamente virtuosa, specie laddove l’obesità nel mondo sta assumendo i contorni di una pandemia. Ma non è proprio così. E non a caso non sono pochi gli operatori del settore agroalimentare che hanno già cominciato a sollevare alcune perplessità, specialmente nel bel paese.

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L’etichetta Nutri Score esprime un giudizio qualitativo limitato e fuorviante

Di fatto, l’etichetta esprime un giudizio sulla qualità di un alimento a partire dai suoi soli elementi nutrizionali. Ma è un giudizio limitato e fuorviante, ed è presto detto il motivo: si prenda, ad esempio, un olio di oliva. L’etichetta Nutri Score darebbe bollino rosso, perché a tutti gli effetti si tratta di un grasso. Nessuno però si prenderebbe la briga di spiegare al consumatore (specie straniero) che si tratta di un grasso cosiddetto “buono”, che tiene pulite le arterie, che ha un effetto antiossidante molto marcato, che è ricco di polifenoli e via dicendo. Insomma, manca una consistente e fondamentale “fetta” di informazione. E il bollino non farebbe altro che danneggiare l’immagine dell’olio di oliva (italiano, per esempio) nel mondo, e con essa anche la sopravvivenza di tanti produttori.

Non solo l’olio, ma tanti prodotti della filiera agroalimentare italiana riceverebbero il semaforo rosso dal sistema Nutri Score

Abbiamo fatto l’esempio dell’olio di oliva, ma accanto all’olio vi sono tanti altri prodotti italiani che, stando all’etichetta Nutri Score, riceverebbero indubbiamente il semaforo rosso: che dire della mozzarella? E degli insaccati, come i prosciutti, lo speck, il capocollo? Un’etichetta voluta da una piccola lobby oggi al vaglio dell’UE, che forse entrerà in vigore anche in Italia già a partire dal 2022. Un’idea, insomma, che potrebbe distruggere interi mercati e pregiudicare la buona immagine della dieta Mediterranea e del Made in Italy nel mondo. Come se non fosse stata sufficientemente preoccupante l’idea balzana avanzata nelle “stanze dei bottoni” dell’UE di disincentivare l’uso ed abuso di alcol aggiungendo acqua al vino.

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Ilaria
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